Assunto irrinunciabile per l’abbrivio: fare erotismo e pornografia non è la stesa cosa.
Assunto successivo di partenza: l’erotismo come genere non è una metafora della vita. Perchè, ve lo spiegherò come un preadolescente qualsiasi, i film erotici “possono succedere”(cit.) quelli porno pure “ma molto più difficilmente”(Ibidem).
Terzo assunto… spero conclusivo… erotismo e pornografia sono prodotti dell’industria culturale, oltre che generi… e quindi hanno registri stilistici differenti, interpreti differenti, linguaggi differenti.
Pure nell’erotismo e nel porno però, in ciascuno dei due, è possibile trovare delle differenze.
Prendiamo il “sistema Italia” del cinema erotico. E prendiamo un mostro sacro del genere, tale Tintoretto Brandieri, in arte Tinto Brass… uno che del culo ha fatto talmente la propria passione da aver “preso il retto da dietro a Tinto, messo dietro alla BR del cognome e averlo anglificato” (cit.). Il regista veneto col sigaro in bocca ne ha dette di cose. Fino a diventare noioso, scialbo, ripetitivo. Fino a non farsi più nemmeno distribuire a cinema. Però fino a quando idee e sensi ne aveva, ha detto cose belle e le ha dette in modo bello. Universalmente riconosciuto come bello. Ora possiamo passare dalla mercificazione del corpo e della figura femminile al fatto che alcuni moloch moralisteggianti ci facciano sempre e comunque definire quello erotico come un linguaggio di serie B… ma intanto è un linguaggio. E come tale va letto. Cazzo fai non parli col portuale perchè ha il vizio della bestemmia?
Tinto Brass ama quello che fa. Ama i prodotti della sua fantasia. Di sicuro da pure due botte ciascuna alle attrici ed alle modelle, con la scusa di entrarci in empatia – mi Piace pensarla così! E siccome alla fine il registro stilistico che scegli dice molto anche della sua vita… gli piace di sicuro scopare e gli piace farlo divertendosi, ridendo, istrioneggiando.

Io Brass l’ho adorato. Anche se aveva questa scelta malsana e inspiegabile di usare solo i cazzi di gomma per riprendere il membro maschile. “Almeno diamo l’illusione al maschietto italiano di avercelo grosso!”. Eh no, Tinto caro… fortuna che non si vedevano sempre. Ci s’andava in profondo a quella scelta. E il dubbio ti veniva sempre. Hai fatto di sicuro più male che bene! Comunque… le scopate per Tinto Brass erano una festa… sempre. Lo sono sempre state! Risate, situazioni anche banali rese grottesche, surreali… o semplicemente, meglio ancora, caserecce. I trenini, i dialoghi sempre messi lì a strappare un sorriso più che un sussulto. E poi queste figure quasi felliniane, sederoni, tettone, sorrisi, facce pienotte, tanto trucco e quel profumo antico di casino d’altri tempi! Le scopate di Brass sono le scopate che sogni, non solo da adolescente!

Bertolucci no! Bertolucci, altro maestro del cinema italiano, di sicuro parecchio più bravo, con cose più complesse e di profondo respiro da dire, le scopate se le vedeva in modo completamente diverso. E non parlo solo di “Ultimo Tango a Parigi”. Prendi “The Dreamers”. Ci sta sempre un rapporto tossico ed ai limiti dello stupro in Bertolucci. Lì con l’aggravante del mezzo incesto e del “First time”. Brass era dissacrante ma non avrebbe mai immaginato il bestemmione al burro della scena più torrida di “Ultimo Tango a Parigi”. Nè l’emorragia di lei mentre fuori impazza la rivoluzione del maggio francese. Ed un momento di liberazione individuale e collettivo finisce shackerato in modo triste e violento negli scontri di piazza ed in un imene lacerato oltre ogni ragionevole esperienza! Perchè non sono solo provocatorie e dissacranti. Perchè sono il sintomo, lo specchio, di un disagio profondo verso la sessualità. Brass se le viveva ridendo le scopate. Per Bertolucci sono un gomitolo incasinatissimo di desideri, sensi di colpa, frustrazioni, liberazioni, catarsi. Il sesso è bellissimo anche in Bertolucci… però fa male.
Prendete Novecento: ogni volta che qualcuno tromba qualcun’altro muore. E non è quel delirio alla Coppola per cui trombano da una parte e muoiono dall’altra perchè la vita è alternanza di crepare e generare. No…in Novecento non si muore mentre qualcun’altro tromba. Si crepa sempre dopo, in malo, malissimo modo!

Bertolucci i cazzi li fa vedere. De Niro e Depardieu che si fanno coccolare dalla prostituta di città? Stanno nudi. Coi cazzi mosci di fuori. E poi che gli piglia alla prostituta? La crisi epilettica! Ad espiazione violenta, tra gli spasmi, di una pippa… di un mondo corrotto debosciato e vigliacco che sente arrivare il peggio ma scappa a gambe levate dalle responsabilità.
Perchè rovini la pippa, Bernardo? La pippa è gioia… è il piacere dolce regalato senza chiedere nulla e senza dover fare troppi compromessi come con il pompino. Invece no, tu mi inquini la pippa per parlare di fascismo.

Brass non l’ha mai fatto! Brass non ha mai inquinato le pippe… se non con il lattice del trombone finto utilizzato!
Brass al culo ci credeva, il culo lo ha sempre amato e rispettato. Non l’ha mai incasinato di terrori e sensi di colpa come te con quella storia della preghiera al burro! Peste ti colga!
E allora… capisci che c’è qualcosa che non va se di colpo, invece di fantasticare come il Tintoretto di cose allegre, belle… ti metti lì a desiderare, immaginare, sceneggiare – eh sì, con i film erotici si può fare… col porno sei falito – la scopata più bella della storia… e quel che ti viene fuori è qualcosa di sofferente, cupo. E’ una stanza non buia ma in penombra. Ma non quella penombra bella con la luce giusta che permette alla telecamera di girare e spaziare in una finta penombra. No… è quel non buio regalato da un abat-jour messo a bella posta lì sul comodino per fotografare solo alcuni dettagli: una mezza tetta, le natiche strette di lui su di lei, la sua faccia feroce, mentre le morde il collo appassionato… e la sua, contrita, stretta, un bel po’ sofferente… Tutti e due lontani da quell’atto. Tutti e due a fare i conti con qualcosa di diverso. Triste. Che non si capisce perchè devi sublimare in una scopata rendendola triste, sofferente… e incasinando stamattina l’inconscio a me! Bernardo… ti odio!
E adesso vi starete dicendo… la metafora? Niente, oggi. Sono stato monello, mi metto in punizione e non ve ne parlo.
Ma ve l’ho accennato… ne parliamo domani? Forse pure più tardi! Sappiate però che per quanto triste voglia sembrare studi insistenti hanno dimostrato che la visione di Bertolucci è quella comune. E che tutto questo ha a che fare con il sogno – sessuale o di una vita – che sparisce rimettendoti a cavalcioni con la realtà!