Abbassò la testa e percorse rapidamente la strada, lungo il marciapiede destro, quasi aderendo al muro. Il tufo sbrecciato della facciata sfarinava al contatto della spalliera inguainata dalla felpa. Girò l’angolo tenendosi a destra, veloce. Venticinque passi, era sempre molto preciso nel fare i sopralluoghi. Venticinque passi ed avrebbe svoltato imboccando l’ultimo tratto, quello sorvegliato in ambo le direzioni dal circuito chiuso di due telecamere di sicurezza. Contò il ventiduesimo passo ed abbassò lo sguardo forzando il mento contro la plastica dura che sporgeva sotto la felpa. Il cappuccio chiudeva la visuale frontale lasciando spazio solo ai piedi che mulinavano veloci. Svoltò, sempre a destra, riportando a mente le istruzioni che si era dato il pomeriggio di due giorni prima, una volta identificato l’obiettivo ed effettuata la prima passeggiata di ricognizione: settanta passi ed hai la porta alla tua destra, le videocamere inquadrano tanto l’ingresso quanto i dieci, quindici metri nelle due direzioni laterali. Testa bassa, sempre, mani nelle tasche, per forza, di modo da renderle invisibili. Passo svelto, deciso, due colpi di tacco al secondo. L’accesso è di quelli non protetto da lettori di carta o pulsanti, né da piastre di riconoscimento varie: “…spalla e ginocchio e si entra senza colpo ferire”. Quaranta passi e “Ricordati, apri la porta, scarta a sinistra, sempre spalle al muro di destra…”. Cinquanta passi e “Una volta di fronte, sporgiti con la testa a coprire la telecamera superiore che inquadra tastiera e blocco della cassa continua…”. Sessanta passi e “Ci siamo, dai!”. Il ritmo crebbe. Quello del passo e quello del cuore. Non per fatica; adrenalina. Rotazione leggera sul piede sinistro, colpo di spalla leggero e la porta si aprì di botto, senza rallentatori a controllarne la corsa. Saettò lasciandola richiudersi alle sue spalle. Mai, nemmeno per un attimo, il viso a favore del muro che ora lo fissava a favore di spalle. Testa nella nicchia ad accecare l’occhio indiscreto che inquadrava la postazione dall’alto. Entrambe le mani, dalle tasche, veloci, si spostarono alla piastra in lega speciale che proteggeva il ventre molle della macchina.
Rapido e preciso.
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Merci
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…veloce…
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Viene lento?
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Se viene lento e’ un piacere 😂😂😂😂
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Beh si!
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Sembra un ballerino, dì la verità hai provato i movimenti per descriverli così bene? 😉
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Indovinato… Se poi sono usciti bene…
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Molto bene direi
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Gra… ehm… no, scusa… Eh lo so! 😛
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mi sembrava di essere sulla spalla… bello, veloce e ritmato.. bravoatte!
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Graziatte
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