Escher e lo stereo di casa
Succede che non si faccia vedere per giorni e giorni, a volte anche settimane… e poi invece ricompaia quando meno ce lo si aspetta. A volte basta così poco, al contrario di quando, per colpa di un semplice modulo di termosifone, comparve nel mio gabinetto.A volte basta davvero una piccola azione quotidiana, ancora meno insolita dello sdraiarsi a letto… a volte basta accendere lo stereo di casa. Oppure fare come me. La sera/notte/quasi-mattina prima, scegliere che un disco, una cassetta, una canzone su supporto sia la propria sveglia per il giorno dopo. Scelto il supporto, posizionare il disco o qualsiasi cosa sia nello stereo…e programmarlo come sveglia. Può capitare, come è avvenuto solo pochi istanti fa… che il simpatico signore con il cappello ed il monocolo si presenti al vostro cospetto, magari alle spalle, senza far rumore mentre si avvicina. Non per essere furtivo e spaventare, no… semplicemente per la voglia di essere una bella sorpresa. E capita che stranamente sia di poche, pochissime parole. “Piccolo Kuntz apparecchi il banchetto per i timpani, vero?”… e Kuntz poverino fa fatica a capire certe parole, certe metafore, certe espressioni… e magari annuisce così, senza ben sapere. Ma del Mastro Escher ci si può fidare… non è persona da approfittarsi! “Ed allora devi sapere che tutta questa storia dei dischi e delle cassette è tutta, tutta una bugia. Come si può pensare di chiudere la musica, le note e le parole su una pellicola specchiata o su un nastrino nero di calamita?”. E Kuntz ci pensa un po’ su. Guarda Scrivente, mi guarda… perché cerca sempre prima in noi una conferma. E fosse per me Scrivente vorrei tanto spiegargli che si tratta di una nuova tecnologia capace di imprimere sul nastro magnetico, sul vinile o sul supporto digitale, proprio come nei file del computer, la magia della musica.
Ma sgrano gli occhi ed indico Mastro Escher… per Kuntz, perché si metta all’ascolto.
“Vedi Piccolo Kuntz… è solo una piccola magia… e funziona solo con il tuo stereo, solo con la tua musica”… e detto questo, come suo solito, cava dalla sua borsa da lavoro una sfera di quello che sembra cristallo volgare.
Tutto si deforma… e quando la sfera si sofferma sullo stereo, sulle casse… Kuntz ed io possiamo vederle da dentro. Avevamo scelto i RadioHead.
Non posso credere ai miei occhi:
Sul CD che gira, una pedana al centro, ferma ed immobile: la batteia ci sta sopra… e Phil la suona. Immobile, proprio al centro di quel disco che è diventato una piccola pista di pattinaggio su ghiaccio. Lì attorno Ed e Colin girano, girano, girano… senza numeri troppo particolari. Ma è come se le lame dei loro pattini fossero le puntine immaginarie che danno forma e vestono i suoni sistemandoli in canzone. Kuntz sgrana gli occhi. Mastro Escher passa la sfera davanti alle casse. Nella prima c’è Jonny Greenwood, chitarra alla mano… che suona senza mai stancarsi. Nell’altra Tom Yorke. In pigiama. Davanti allo specchio, piegato sul lavandino. Canta “Creep” mentre si fa la barba. Sorride ed educato chiude la porta.
Kuntz salta di gioia… non vede l’ora di dire a tutti che nel suo stereo c’è Tom Yorke che canta anche quando si rade…
Io gli sorrido e gli scompiglio i capelli. Mastro Escher è già lontano!
Una sfera di cristallo grezzo, probabilmente da pochi soldi, se saputa usare crea mondi straordinari.
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Li aveva in testa!
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Nei tuoi articoli ci sono sempre diversi piani di lettura…
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Beh si mi piace intrecciuare!
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Che meraviglia…è semore questione di punti di vista, di piani e di livelli 😉
Sono finalmente riuscita a passare da te, da tanto me lo ripromettevo!
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Oh beh benvenuta!
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