Una delle periferie dove ho vissuto la mia infanzia. Lo scatto in bianco e nero è realizzato con una holga 120 mentre l’altro è lubitel stuff!
Spero vi piacciano, sono entrambe scansioni da medio formato.
Una delle periferie dove ho vissuto la mia infanzia. Lo scatto in bianco e nero è realizzato con una holga 120 mentre l’altro è lubitel stuff!
Spero vi piacciano, sono entrambe scansioni da medio formato.
Questi sono esperimenti con scatto multiplo e sovraesposizione realizzati in stazione a giovinazzo, con l’uso di un cavalletto ed una Lubitel2. La pellicola è una BN della Lomography da 100, ovviamente medio formato.
Scatto con perno fermo e movimento di altri componenti del cavalletto, di modo da ottenere rotazioni o effetti saliscendi.
Che ne dite? Piace?
La tecnica è sempre quella delle esposizioni multiple sottocalibrate a livello di tempi di modo da spalmare lo sfondo bene e far muovere le ombre vive. Questa volta è Miriam a fare lo spiritello e il contesto è quello del porto di Giovinazzo. Le foto sono di Settembre del 2011 e sono scattate con holga120 e pellicola medio formato.
Ah sì… niente cavalletto, queste erano prove… molto simili enll’effetto alle primissime foto degli anni 20… tenee conto che si tratta di una pellicola monochrome scaduta da 3 anni…. è già tanto!
A parte che amo quella poltrona… e sarà mia, un giorno sarà mia…
Questo set è con una delle modelle più allucinanti con cui abbia scattato: Marienza. Qui, con sottoesposizioni multiple calcolate con un esposimetro digitale iphoneografico ho ottenuto l’immagine messa a fuoco con una certa correttezza del contesto, permettendo a Marienza di muoversi lentamente per imprimere solo la sua impressione tre o quattro volte in pose diverse. Formato 120mm e Lubitel2
Che ne dite?
Il stabilimento abbandonato dove mi sono addestrato per mesi a scattare l’abbandono ed il desueto, usando ogni formato ed ottica possibile. Lo stabilimento si trova nella mia cittadina e prima che nascesse l’ILVA era il secondo colosso della siderurgia italiana. Chi conserva libri di applicazioni tecniche più datati del 1980 vada a vedere cosa si diceva di questo impianto. Questo è quel che rimane: scenario bellico e archeologia industriale. Ho anche ambientato un bellissimo set con una amica… forse lo posterò!
Nikon d60, OlympusOM1. Il materiale digitale, dove segnalato, ha subito postproduzioni similhdr (era il 2009 ero giovane e stupido all’epoca).
Mi piaceva la geometria di questa composizione. Temo l’abbia rovinata l’esasperazione dei dettagli nel tentativo embrionale di realizzare un HDR. Perdonate la cornice con firma kitsch.
Adoro questo scatto così bellico, pur con quelle luci incredibilmente invasive, perchè in quel cemento quasi fuso c’è l’essenza del bellico e dell’abbandono. (Nikon D60 ed elaborazione in chiave hdr)
Nikon d60, scatto più pulito… mi piaceva il ritmo delle colonne e quella via di fuga decentrata.
Verticali insostenibilità: Nikon d60 e nessun’altra elaborazione.
Ruggine nei ricordi. Nikon d60 e nessuna postproduzione.
Questo vero e proprio colpo di culo mi ricorda sempre lo scatto Lunch at the top of a skyscraper… la volevo così e con enorme fortuna così la ebbi. Nikon d60 e nessuna post produzione.
I prodigi dello sviluppo in C41, ossia con trattamento di negativi su pellicole positive, è quello di restituire colori non prevedibili. Il tono metallico e inacidito è in pellicola… non c’è alcuna aggiunta. Olympus OM1
In questo caso la restituzione fu quella di toni metallici. Purtroppo la pellicola 50 non ha fato il suo dovere fino in fondo. Chiedo scusa per la soppressione di tanta parte della definizione a causa della compressione dei file grafici.
Il tono rugginoso di questpellicola redscale, cioè impressionata sul lato contrario, è davvero impareggiabile. Olympus OM1 e nessuna postproduzione.
Ah sì dimenticavo, l’ultimo scatto è una doppia esposizione fatta con Holga120… fiori anche lì dove l’industria pesante sparse sale tra le terre e tra le vite di tanti, troppi.