Una delle periferie dove ho vissuto la mia infanzia. Lo scatto in bianco e nero è realizzato con una holga 120 mentre l’altro è lubitel stuff!
Spero vi piacciano, sono entrambe scansioni da medio formato.
Una delle periferie dove ho vissuto la mia infanzia. Lo scatto in bianco e nero è realizzato con una holga 120 mentre l’altro è lubitel stuff!
Spero vi piacciano, sono entrambe scansioni da medio formato.
Bene questo è il bacstage, con tutte le fotocamere messe ben bene, posizionate e qui scattate con la macchina digitale che, comuqneu, in quelle occasioni portavo sempre con me. Le tre foto sono obiettivamente le più evocative… non volevo far altro che mostrare come avessi fatto e, ad un certo punto, dare un tocco di quella luce, direttamente dal mirino di una holga 135.
Nikon d60
Ritorniamo al CiicoFotoset già visto ieri. Questa è la volta di Michele che lo stesso giorno fu messo di fronte ad un giornalaccio scandalistico anni ’70 e gli fu detto: “Tu vedi ora un pochino che vuoi fare!”. Lui mi disse: “Me ne vado al cesso… vieni!”. Sono state qui pubblicate solo le foto effettivamente pubblicabili, c’è tanto ancora che resterà negli archivi!
Holga 135BC con un avanzo di pellicola Lomography 400… la definizione pulita di questo scatto mi ha sempre impressionato.
Holga135BC Con Fomapan. Il viraggio è dovuto alla qualità monochrome scaduta, credo. Purtroppo così da vicino il fuoco intuitivo di una Holga non è performante… ma a me questo scatto è sempre piciauto tanto, con le luci tagliate.
Nikon D60… Scatto TresPunk ma mi piace perchè tanto espressivo. Alla fine era quello ch volevamo da questo set.
Nikon D60 ed ho sempre avuto la fortuna di avere con me amici molto istrionici che si sposavano perfettamente con la robaccia che quel giorno avevo in mente!
Il taglio di luce coi dettagli dell’occhio e del dito in richiamo, qui, mi è sempre piacito un sacco! Nikon D60 anche qui!
Questo set nasce davvero per scherzo con uso di macchine digitali D60 Nikon ed analogiche OM1 Olympus e Holga 135BC. Le pellicole usate sono tutte bianco e nero, marca fomapan, credo 400 asa… non so essere davvero molto preciso perchè non ho con me le specifiche. Volevo riprodurre il gusto ed il senso marcio di certe produzioni che mi rapivano quando venivo sottoposto alla visione di blob da genitori troppo comunisti!
Enrico fingeva di essere un beone avvinazzato… Non fu difficile convincerlo! Nemmeno fargli irrimediabilmente rovinare una maglietta con un vino che era diventato aceto da tempo, ma tingeva che era una meraviglia! Nikon d60
Perdonate la compressione, molti dei dettagli si sono persi… ma non era così sfocata… questa è una pellicola Fomapan asa400 scaduta da un paio d’anni almeno… se non di più. Non si tratta di una bianconero nativa ma credo di una monochrome… Holga135bc
Orgoglioso, in questo scatto con Nikond60, mostra il villoco pelo! Ed una espressione assente e compiaciuta!
Gli chiesi di non pensare a me, di essere fuori dagli schemi, di comportarsi come si sarebbe sempre voluto comportare… Holga135BC
Qui mi aveva detto qualcosa come dieci secondi prima… “Aspetta, provo anche a sbavare…”. Nikond60
Poi si sedette in modo scomposto protestando il fatto che composizione, luce e messa a fuoco, in lomografia, sono dettagli trascurabili… Qui non è un problema di compressione, la foto è proprio oscena. Ma da cinico set… non me la sono mai sentita di escluderla!
Il stabilimento abbandonato dove mi sono addestrato per mesi a scattare l’abbandono ed il desueto, usando ogni formato ed ottica possibile. Lo stabilimento si trova nella mia cittadina e prima che nascesse l’ILVA era il secondo colosso della siderurgia italiana. Chi conserva libri di applicazioni tecniche più datati del 1980 vada a vedere cosa si diceva di questo impianto. Questo è quel che rimane: scenario bellico e archeologia industriale. Ho anche ambientato un bellissimo set con una amica… forse lo posterò!
Nikon d60, OlympusOM1. Il materiale digitale, dove segnalato, ha subito postproduzioni similhdr (era il 2009 ero giovane e stupido all’epoca).
Mi piaceva la geometria di questa composizione. Temo l’abbia rovinata l’esasperazione dei dettagli nel tentativo embrionale di realizzare un HDR. Perdonate la cornice con firma kitsch.
Adoro questo scatto così bellico, pur con quelle luci incredibilmente invasive, perchè in quel cemento quasi fuso c’è l’essenza del bellico e dell’abbandono. (Nikon D60 ed elaborazione in chiave hdr)
Nikon d60, scatto più pulito… mi piaceva il ritmo delle colonne e quella via di fuga decentrata.
Verticali insostenibilità: Nikon d60 e nessun’altra elaborazione.
Ruggine nei ricordi. Nikon d60 e nessuna postproduzione.
Questo vero e proprio colpo di culo mi ricorda sempre lo scatto Lunch at the top of a skyscraper… la volevo così e con enorme fortuna così la ebbi. Nikon d60 e nessuna post produzione.
I prodigi dello sviluppo in C41, ossia con trattamento di negativi su pellicole positive, è quello di restituire colori non prevedibili. Il tono metallico e inacidito è in pellicola… non c’è alcuna aggiunta. Olympus OM1
In questo caso la restituzione fu quella di toni metallici. Purtroppo la pellicola 50 non ha fato il suo dovere fino in fondo. Chiedo scusa per la soppressione di tanta parte della definizione a causa della compressione dei file grafici.
Il tono rugginoso di questpellicola redscale, cioè impressionata sul lato contrario, è davvero impareggiabile. Olympus OM1 e nessuna postproduzione.
Ah sì dimenticavo, l’ultimo scatto è una doppia esposizione fatta con Holga120… fiori anche lì dove l’industria pesante sparse sale tra le terre e tra le vite di tanti, troppi.
Allora, scattare in lomogafica mi rapì nel lontano 2011… era una esperienza nuova e mi permetteva un distacco fortissimo dal digitale che all’epoca imperversava. Per un po tutti ebbero la mia stessa idea, fortuna i filtri e una serie di applicazioni stanno riportando all’ovile della iphoneografia tanti hipster improvvidi e tra poco torneremo all’analogico solo quelli davvero interessati al concetto.
Qui qualche gioco e qualche scherzo fatto con le doppie e le multiple impressioni nella stazione ferroviaria di Giovinazzo. Guardare adesso questo materiale mi da noia… devo trovare uno studio fotografico che faccia uno sviluppo serio e coscenzioso dei miei materiali… in alcuni casi l’operazione è stata condotta malissimo. Ma anche questo è il bello della lomografia.
Materiale realizzato con Diana135mm, Holga 120mm ed Holga 135mm (una delle più versatili compagne di viaggio lomografiche)
Bisettrici realizzate sovraesponendo fronte retro i binari: Diana135mm
Sottopasso in Diana 135 con pellicola XPro, ossia sviluppata con procedimento normale pur essendo una diapositiva. so che senza un buono studio di sviluppo si rvela davvero problematico, sebbene il risultato sia angosciante il giusto
Binario Morto e 20 (il medio formato restituisce dei dettagli fantastici a volte. Adorabile vignettatura di sfumato intorno.
Holga120 in bianco e nero nativo. Inutile, il mio materiale preferito. Doppia e con prospettiva a fuggire. Questa foto rende tantissimo, anche stampata, pur nella sua malinconicità assurda!
Marinettianamente mi piaceva l’idea di rendere quel che si vede da un finestrino del treno se si guarda di qui e di là… Impietosa la luce è scesa tanto tra primo e secondo scatto! Sgrunt!
Ci sono, in questo estratto da un set che spero di perfezionar nei prossimi giorni, una serie di scatti che hanno dentro tutte le mie fisse del 2011: decontestualizzazione e destrumentalizzazione dell’ottica, transgenderismo della macchina fotografica in macchina da presa e amore per il degrado, l’abbandono, la putrescenza architettonica.
Betonificio abbandonato, Giovinazzo, Bari
Materiale scattato nell’agosto 2011con Lubitel2 su formato 120mm e Holga 135 su 35mm. Nessuna postproduzione se non quella per il taglio dei fotogrammi
Lubitel: top-bottodi una inquadratura… mentre scattavo, l’amico Vito è uscito dall’inquadratura lasciando ancor più sospeso il tutto. Mi scuso per la pessima qualità ma wp e la sua compressione si rivelano ignobili! (lubitel2)
Doppia esposizione costa-mare. Il gigante del betonificio pare emergere all’orizzonte, incombente. Mi piaceva questa idea mi emozionava il tentativo. Purtroppo non post-produrre porta anche risultati non proprio desiderabili come lo spegnimento generale dei colori. Era il concetto ad interessarmi, però! (lubitel2)
Provare a rendere futuristicamente l’operazione del vedere progressivo, mentre si alza lo sguardo, in macchinetta, mi ha sempre affascinato. La struttura si torce come una vite mentre si avvita. O, se vogliamo, visto che si facevano travi e pilastri di compresso, segue l’andamento elicoidale dei tondini all’interno del calcestruzzo. (Holga 135)
Ancora una torsione, più evidente, nel tentativo di evitare il sole. (holga135)
Questa è roba che va indietro al 2011… scattata con materiale davvero di risulta: una pellicola 35mm 800asa scaduta un anno prima. La macchina è una Holga 135 black corner, di quelle con vignettatura accentuata. Lente di plastica, of course. L’idea era quella di rendere un’alba su una macchina fotografica come se fosse una videocamera, avanzando la pellicola di un quinto di fotogramma per volta e sovraesponendo. Tutto fu realizzato senza avere a disposizione che un cavalletto ed un comando a distanza di quelli a stantuffo. Nessun esposimetro. Volevo fosse così, senza interruzioni. Ho dovuto praticare dei tagli per la sansione per cui non sarà possibile mai proiettarlo in lomokino, ma va bene così.
Stampa digitale non postprodotta con CS o simili.
Perdonate l’oscena compressione delle immagini!